FUNIVIA A PORTONOVO? Sono state pubblicate nei giorni scorsi delle "proposte" di collegamento alla spiaggia di Portonovo tramite funivia, per decongestionare il traffico della baia. Una assurdità molto antica, una idea vecchia. Cui il Circolo è da sempre contrario. Di seguito il testo del post su Facebook di Gilberto Stacchiotti sull'argomento, che ricostruisce le varie proposte e su cui concordiamo pienamente.
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Turismo, un futuro con idee del secolo scorso (12 dicembre 2023)
C’è aria di tecnologia lungo la costa: cabinovie, ascensori, scale mobili, trenini a cremagliera o impianti di risalita ancora non è chiaro.
Quello che invece sembra decisa è la volontà di trasformare radicalmente gli accessi nelle principali spiagge del Conero, per limitare il traffico e favorire le persone con difficoltà motorie. Così se Numana ha pronto un progetto per collegare il porto al belvedere della Torre, sacrificando la scenografica scalinata della Costarella, Sirolo da qualche tempo pensa ad un ascensore per raggiungere spiaggia Urbani mentre dalle parti del capoluogo regionale rispunta l’idea di un impianto di collegamento a Mezzavalle o Portonovo.
Insomma una contagiosa euforia si sta diffondendo tra gli attuali amministratori delle località rivierasche che guardano con interesse a queste scelte per il futuro turistico del Conero nonostante la fragilità della costa, l’impatto paesistico, i considerevoli costi di gestione e, prima di tutto, la reale necessità delle nuove infrastrutture.
Nuove infrastrutture che in realtà sono idee progettuali vecchie di oltre mezzo secolo e, guarda caso, accomunano maggioranze di ogni schieramento politico come dimostra il caso della cabinovia del Trave. Era il 30 dicembre 1979 quando la stampa locale pubblicava la notizia che la Giunta di Ancona, guidata dal repubblicano Guido Monina, “ha dato incarico all’Ufficio tecnico comunale di predisporre gli atti deliberativi necessari per l’urgente realizzazione (previa esecuzione elle già emesse ordinanze di demolizione delle baracche a Mezzavalle) della cabinovia nella zona del Trave, tenendo presente che è reperibile uno stanziamento pari a duecento milioni”; si dava così seguito ad uno studio di massima realizzato dalla ditta Graffer nel 1977 per un impianto che avrebbe dovuto consentire il traporto orario di circa 500 persone (costo previsto 127 milioni).
Pronta e decisa la risposta delle associazioni ambientaliste che riassumevano in sei punti i motivi della loro contrarietà al progetto: il contrasto con le esigenze di tutela del paesaggio e dell’ambiente, la mancanza di una programmazione complessiva dell’uso del territorio, il contrasto con la pianificazione paesistica, la possibile cementificazione per opere collaterali (parcheggi, strutture turistiche e ricettive, negozi), un modello errato di sviluppo turistico che favorisce eccessiva pressione antropica sulla spiaggia, un quadro economico sfavorevole per l’impatto negativo sull’ambiente ed il ridotto periodo di utilizzazione.
La cabinovia del Trave non decollò, soprattutto a causa del mutato contesto economico caratterizzato da minori disponibilità di finanziamenti e lievitazione dei costi (il terremoto del 1972 e la frana del 1982 avevano creato una situazione di emergenza sotto molti punti di vista); però ogni tanto l’idea viene rispolverata e riproposta per brevi periodi di popolarità come nell’estate 2010 e del 2014.
Anche in questi giorni si torna a parlare di una funivia o di un ascensore per Portonovo, stavolta su proposta dell’attuale giunta di Ancona con la benedizione del nuovo presidente del parco del Conero; difficile prevedere se sarà una fugace fiammata o l’apertura di quel vaso di Pandora che tante idee conserva da oltre mezzo secolo nel vasto e variegato capitolo della “valorizzazione turistica del Conero”.
Nello studio ecologico ambientale su Portonovo di Virginio Bettini commissionato dal comune di Ancona (pubblicato dal Pungitopo nel 1985) si ricostruiscono quei “mitici” anni 60 in cui sembrava che tutto fosse possibile. “Le problematiche si pongono a partire dal 1961, quando viene proposto il collegamento a mezzo funivia dal Passetto al monte Conero e Portonovo con un progetto di Alberto Frati dell’Azienda Riviera del Conero.
Della stessa Azienda Riviera del Conero è la proposta di un porto turistico a Portonovo, da realizzare con un collegamento al mare del lago del Calcagno o lago Grande, nella più completa dimenticanza dei valori ambientali delle zone umide di Portonovo e del loro delicatissimo equilibrio che non permette un intenso impatto portuale. Siamo nel 1964 e la Piemonte Funivie progetta una funivia monofune con veicoli biposto che colleghi Portonovo con la strada a valle del convento, nonché possibili prosecuzioni verso Sirolo.”
Tra tutti, è il progetto della funivia quello che maggiormente dà il senso dell’euforia tecnologica di allora e forse anche di oggi (d’altra parte se il Conero è un monte perché non trattarlo da cima alpina?): tre campate distese tra Portonovo e la vetta per poi raggiungere Sirolo e quindi scendere di nuovo al mare ai Sassi Neri. La lunghezza complessiva dell’impianto è di quasi 5 chilometri con una portata oraria di 400 persone per ciascun senso.
A questo catalogo indubbiamente già ricco si potrebbe aggiungere il più moderno volo d’angelo con panorami mozzafiato, dal campanile di S. Pietro in vetta al Conero a quello di S. Nicola a Sirolo, e allora davvero questo territorio cambierebbe volto e persino marchio promozionale perché parco naturale potrebbe sembrare nostalgia del passato. E se questo è il futuro: “Benvenuti nel luna-park del Conero. Allacciate le cinture e tuffatevi in questa moderna esperienza immersiva”!